mercoledì 26 agosto 2009

Proposte di Modena per il programma di Thomas Casadei: la cultura



Cultura

La Cultura è una delle grandi categorie di impegno civile, politico e personale. Cultura come uno degli elementi centrali del modello di società (come Democrazia, Legge, Governo, Economia, Lavoro, Solidarietà).
Non trovo quindi appropriato che nella lista finale dei temi ci stia Arti e Cultura; le Arti sono soltanto una delle tante espressioni dell’attività culturale. La Cultura, in senso lato, è lo specchio della società.
In quanto categoria generale - modus vivendi e modus operandi dell’individuo, come di un sistema politico - difficilmente è “regionalizzabile”. Tuttavia, dai territori possono/debbono partire idee e attuazioni di progetti, visti come arricchimenti autonomi di una visione complessiva. Dunque, progetti politici, distinti da quelli dei governi di ogni livello. Progetti che prescindono dalla durata dei governi pro-tempore, ma capaci di raccogliere/individuare problematiche, di analizzarle per capirle e renderle indirizzi di iniziative, fonti di impegno.
Come prima necessità della politica culturale ritengo necessario un coordinamento delle diverse attività, pur nell’ottica di una difesa di principio dell’autonomia di ogni centro operativo da considerare come fonte di arricchimento e manifestazione di democrazia. Basilare sarà la conoscenza di quanto accade ai diversi livelli, in termini di qualità delle iniziative e di spesa della comunità per individuare modalità sinergiche ed economie di scala. A mio avviso la spesa della comunità per la cultura va ampliata, ma non necessariamente in termini assoluti. Nelle mie qualità professionali – prima come dirigente pubblico, poi come editore privato nel settore storico-artistico (quindi e purtroppo ormai in là con gli anni) – opero da sempre nel mondo culturale. La mia impressione è che si spende in modo diseguale, a pioggia e, a volte, senza precise finalità e responsabilità. I doppioni sono tanti e la dispersione notevole.
Altro obiettivo: la finalizzazione delle attività e degli interventi e la preventiva conoscenza delle possibili conseguenze. Il capitolo è enorme e riguarda sia l’individuazione degli obiettivi come le azioni per realizzarli e gestirli. Questo è un tema metodologico e credo riguardi la Cultura come tutte le altre attività. Nel caso della Cultura, spesso per ragioni di consenso, ci siamo più preoccupati dei contenitori che dei contenuti, più dell’istituzione di nuove cattedrali che dell’esistenza e della formazione dei “chierici” idonei, della loro competenza e delle loro funzioni. Tutti sappiamo che la spesa pubblica è enorme e con modesta redditività per la collettività. Parlare di coordinamenti, di sinergie, di redditività – anche nel campo culturale (compresi i Festival, i Premi e l’Università) – non è reazionario o lesivo delle singole autonomie, ma rispetto democratico delle aspettative dei cittadini.

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