lunedì 19 ottobre 2009

PERCHE' SCELGO “VIVI IL PD, CAMBIA L'ITALIA”.



La fase congressuale che stiamo vivendo non era certo iniziata sotto i migliori auspici. I sentimenti più diffusi all'inizio erano delusione e preoccupazione. Delusione per un partito nato con l'ambizione di rappresentare qualcosa di nuovo nella politica italiana, ma che non pareva (non pare) aver saputo andare oltre alla sommatoria, pur importante, della tradizione social-comunista (come si chiamava nel dopoguerra) con quella cattolico-democratica progressista. Una fusione per di più “a freddo”. Preoccupazione per i cali di consenso e per l'incapacità (impossibilità?) di organizzare attorno a sé l'opposizione, dopo l'onorevole sconfitta, ma pur sempre sconfitta, delle politiche 2008.
Nel percorso sin qui compiuto questi elementi non sono certamente venuti meno, ma sono ora accompagnati da aspetti positivi che fanno ben sperare nel futuro. Innanzitutto ci siamo trovati con candidati generosi che si sono impegnati a fondo in un campagna fatta di migliaia di chilometri macinati e di disponibilità all'incontro con i cittadini. Soprattutto, ovunque si siano recati, sono stati accolti da folle numerose di persone appassionate e desiderose di capire, di confrontarsi. Questo dimostra che ci sono milioni di italiani che vogliono essere cittadini e non si accontentano di essere consumatori (in una società che, per poi, più che farsi consumare consuma), che vogliono partecipare e impegnarsi per rendere il nostro Paese più libero e più giusto, e che vedono nel Partito Democratico il luogo politico dove mettere a frutto il loro impegno.
Per non sprecare queste richieste e questi entusiasmi, per ritornare ad essere al centro dell'iniziativa politica e culturale nel nostro paese la parola chiave è una più di altre: laicità. Laicità non intesa come uno dei due poli protagonisti di una guerra apocalittica, come alcuno vuole vederla. Laicità non è sinonimo di “ateismo di stato”, contro “l'oscurantismo clericale”. Laicità è prima di tutto un metodo di confronto e di decisione, che parte dal riconoscimento e dal rispetto delle posizioni diverse dalla propria, e che considera ogni persona come portatrice di una valore aggiunto, con l'unico dovere di metterlo al servizio del benessere collettivo, in quadro di regole condivise.
La mozione Vivi il PD cambia l'Italia per Ignazio Marino ha il pregio di mettere la laicità così intesa al centro della propria proposta, e per questo, pur non condividendone completamente tutte le tesi, ritrovandomi magari su alcuni temi più in sintonia con altre mozioni, ho deciso di sostenerla al Congresso e alle primarie.
Laicità, dunque. Laicità in tema di diritti civili, che non è materia da radical chic, da orchestra che suona mentre la nave affonda, ma ha a che fare con il fondamento stesso della convivenza civile. Il Partito Democratico deve avere una posizione chiara su temi quali unioni civili, testamento biologico, fecondazione assistita, lotta all'omofobia. Posizione che sia anche frutto di un compromesso avanzato, ma che non prescinda dal rispetto dell'autodeterminazione degli individui e da un'idea di società di eguali, senza detentori di verità ed aberranti più o meno tollerati.
Ma laicità anche nei rapporti economico sociali. Viviamo in un Paese dove sembra impossibile fare alcunché! Non appena si tenta di affrontare nodi grandi e piccoli di una società e di un'economia strutturalmente stagnante, si mette in moto una catena di reazioni tra interessi consolidati e rendite di posizione tale da rimbalzare sempre al punto di partenza. Ciò è nei grandi monopoli e oligopoli (a cominciare dall'assetto dei media, nodo da affrontare con “priorità uno”), nel sistema bloccato e viziato delle multiutilities, nelle professioni, nella sanità, nell'università. Ciò è inaccettabile. Il Partito Democratico deve rendersi protagonista di una grande battaglia volta a scardinare una questo stato di cose, a introdurre una ventata di libertà in economia (che è il contrario di liberismo mercatista) che cancelli rendite di posizione e dinastiche, quasi sacrali, distinzioni tra Privilegiati ed Esclusi.
Laicità infine anche nell'idea e nel modello di partito che vogliamo costruire. Il Partito Democratico deve essere un luogo di discussione e confronto permanente, che non si chiude in sé stesso, ma che è aperto a tutte le istanze che provengono dalla società che gli sono vicine ma non organiche, che sceglie i propri dirigenti e i propri candidati con la partecipazione e non con la cooptazione (quanti traumi, ma soprattutto quante occasioni di crescere e radicarsi con le primarie), che sa fare sintesi, ma alla fine sa anche decidere, sempre attraverso la partecipazione, senza per questo essere meno unito e compatto. A volte in questi mesi il nostro partito è sembrato vittima di divisioni settarie e anche un po' preconcette, che affondano la loro origine nella notte dei tempi politici, mentre noi vogliamo proiettarci nel futuro; il rischio concreto è quello di un mix esiziale tra correntismo democristiano e dicotomia “ortodossia / eresia” che in certe circostanze ha segnato la storia del P.C.I.
Per quanto le sfide siano ambiziose, il momento non propizio, il vento in direzione contraria possiamo affrontare il futuro con ottimismo. Questo congresso, così lungo e complicato, ci conferma nella convinzione di avere un partito, di essere un partito, forte e radicato, sostenuto da milioni di persone che credono che l'avvenire è nelle nostre mani e sta a noi costruirlo su basi di pace, solidarietà, libertà, uguaglianza e partecipazione.

Massimiliano Meschiari
avvocato e vice-sindaco di Castelnuovo R.

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