domenica 4 ottobre 2009

L'intervento di Juri Fontana alla Convenzione provinciale


A mio avviso quello che sta succedendo da qualche tempo a questa parte, dovrebbe farci riflettere sul significato della parola “politica”.
Tutti noi oggi avvertiamo sempre più lo scarto tra ciò che il termine “politica” realmente evoca e tra ciò che vorremmo significasse. Nelle nostre aspettative migliori, la Politica, quella con la “P” maiuscola, è quella che sente su di sé la responsabilità di cambiare le cose ed è il legame morale che ogni cittadino dovrebbe sentire verso la cosa di tutti.
Altro è invece, la politica con la “p” minuscola, quella mediocre, fatta di pretesti per non mantenere le promesse e di una persistente voglia di conservare.

In una delle sue ultime interviste, Enzo Biagi ha detto: “Il pensiero di un politico rischia di avere un’attenzione maggiore rispetto a quello che accade nella società. Così facendo, il pubblico conosce le sue tristi parole e non ciò che sta accadendo al paese”.
La colpa più grave di questa pessima politica, è proprio il fatto di distogliere l’attenzione dai problemi, veri e gravi, che tormentano il nostro paese.

Ho creduto sin da subito nel progetto di Ignazio Marino e Thomas Casadei, perché nelle loro mozioni spiegano che la politica deve essere al servizio della vita di tutti e, soprattutto, di chi ha meno, di chi non ce la fa, di chi deve lottare ogni giorno per conquistare quella vita “libera e dignitosa” che la nostra Costituzione ha garantito a tutti.

Ma anziché parlare di questo, il nostro partito, anche nel corso di questo congresso, ha speso tempo ed energie con gli attacchi fra i candidati. Il risultato è che oggi sappiamo benissimo come la pensano, Bersani e Franceschini, o Stefano e Mariangela: sulla forma del partito, sulle primarie, sulla convenienza o meno del doppio incarico, ma non abbiamo per nulla chiaro come vanno affrontati i problemi del paese, quali sono le priorità e le soluzioni, quali gli errori e le cose da fare.
Non dobbiamo stupirci, quindi, se in pochi mesi abbiamo perso milioni di voti.

Abbiamo impiegato anni per approdare al progetto del Partito Democratico, ma finora non abbiamo dato seguito ai nostri propositi migliori.
Sulla crisi economica, ad esempio, siamo stati in silenzio troppo a lungo, e abbiamo aspettato che scoppiassero gli animi, prima di riuscire finalmente a dichiarare che noi siamo dalla parte dei lavoratori.
E ancora: abbiamo tollerato i provvedimenti di Brunetta contro i presunti fannulloni, incapaci di affermare un NO secco in difesa dei lavoratori pubblici per paura di non essere capiti dalla gente. E nemmeno quando tutto è stato cancellato dalla Corte Costituzionale, nemmeno allora siamo stati in grado di smentire pubblicamente l'operato del ministro e di sottolinearne il fallimento!
Che senso ha, poi, aspettare di essere all'opposizione per presentare una legge che regolamenti il conflitto d’interessi? E che dire di Enrico Letta che ha votato contro l'indicazione del partito e ha sostenuto il disegno di legge di Berlusconi sul testamento biologico?

Al PD oggi manca il coraggio e l’orgoglio delle proprie idee. C'è paura di perdere consensi ora, focalizzandosi troppo sulla congiuntura attuale.
Da quando questo partito è nato due anni fa, non ho mai avuto la possibilità di apprezzare una posizione chiara che venisse portata avanti da tutti per più di qualche giorno.
Ma le idee per le quali vale davvero la pena lottare, sono quelle che ti fanno sentire dentro che si sta facendo politica soprattutto per chi verrà.
Questo amore per la realtà e questa nostalgia del futuro, ci fanno immaginare un partito che vive per il confronto con le persone.
Vogliamo un partito che non chiuda le porte alle primarie per rintanarsi nelle sue conte di tessere e crediamo in un partito che sente il bisogno di far partecipare le persone, a cominciare dalle primarie del 25 ottobre.
Vogliamo un partito libero dalle correnti, che riconosca l’importanza dei circoli, e che decida con chi allearsi sulle base di impegni programmatici trasparenti. Se ci alleiamo prima ancora di sapere chi siamo, chi siamo non lo sapremo mai!

Il giorno dopo le primarie, chi ha partecipato a questo congresso sostenendo la mozione Marino/Casadei, tornerà nella terze file nelle quali abitualmente sta.
Però dal 26 ottobre, come militante e come giovane, voglio che il PD individui 4/5 temi sui quali sfidare il governo, mobilitando il paese e parlando alle persone, che ora guardano a noi con timida speranza.
Perchè come scrive Ignazio Marino nella sua mozione: “E' arrivato il momento in cui il coraggio deve prevalere sulla timidezza. E' arrivato il momento di rischiare con entusiasmo, di investire sul futuro, per Vivere il PD e Cambiare l'Italia.”

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